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All’epoca non esisteva un vero e
proprio linguaggio pubblicitario, se non quello formale e istituzionale della
RAI. Gli spot, erano interamente autoprodotti e coloro che li
recitavano erano solitamente anche gli autori dei “testi”.
Oggi li inseriamo così, in maniera spuria, certi che nessuno
degli ascoltatori odierni cercherà il negozio di Jeans o il piastrellatore di
Boccea, al solo scopo di dare un’idea della fatica che si doveva fare per
reggersi economicamente in piedi, e non ci riusciva. Il costo di uno spot si
aggirava intorno alle 5000 lire, in alcuni casi 10mila, che potrebbero corrispondere a 25/30 euro di
oggi. Prezzi molto lontani da quelli attuali. Ma questo non è molto importante,
quello che conta è il risvolto sociale, la spinta produttiva che le radio
libere hanno dato al piccolo commercio, e su questa tematica dedicheremo ampio
spazio nel sito, perché oltre al fenomeno di libertà, alla pulsione di
ossessiva autonomia in noi delle radio libere, c’era un sommerso che non
riuscivamo neanche a vedere e che poi è esploso in un vero boom della
pubblicità locale, fino ad allora proibita al piccolo commerciante.
Quella che vi proponiamo è una serie di semplici spot,
sorridiamoci insieme se volete, il nostro compito è quello di documentare e non
intendiamo mancare a quest’appuntamento.
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