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di Carlo Marcello, Silvano Corona e Maurizio Amici
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In questa pagina riportiamo lettere e testi di chi ha qualcosa da dire sull'argomento di cui ci occupiamo, che siano stati personaggi delle radio libere, ascoltatori, o che niente abbiano a che fare con quel mondo, poco importa.
Sono comunque emozioni che ci sembra bello poter rendere pubbliche, proprio come le radio libere degli anni 70 che cercavano di trasmettere emozioni oltre la musica e le parole, anche noi desideriamo tentare di fare la stessa cosa.
Alcune lettere possono sembrare personali ed in effetti lo sono, ma se leggendole vi giungerà la gioia di chi le ha scritte, avremo fatto bene a pubblicarle.


Cari amici di Broadcastitalia,

sono un ex ex ex etc... di diverse radio libere romane. Eecco un breve riassunto della mia storia nelle radio libere:
nel 1975 avevo 17 anni, da allora ho "lavorato" per anni e gratuitamente fino circa al 1982 in diverse emittenti libere.

Ho cominciato quasi per gioco come speaker a RAM 102 di Emilio Levi, Chicco Della Porta e Antonella Giampaoli (Ella), facendo  delle trasmissioni notturne sulla musica pop e rock nel periodo in cui la sede era al quinto piano dell'hotel Hilton.
Una notte proprio mentre lavoravo a RAM 102, mi chiamò Enzo Buscemi, il "papà" di Roma 103 (la prima radio libera nata a  roma) e mi disse che mi aveva ascoltato e che mi voleva con lui a Roma 103.
Fu così simpatico e convincente che non ci pensai due volte...
A Roma 103 passai diverso tempo, credo un paio di anni, fino al 1977 circa quando la radio venne ceduta se non ricordo male  al Sig. Lorenzo Gambone che poi la ridusse in una misera radio commerciale come tante altre.
Poi via via negli anni passai a Radio Tiffany, in seguito assunsi la direzione dei programmi di Radio Europea 2000 di Enzo  Diaco, da li a GBR radio con Marcello Casco (che allora se non erro era di Rusconi), lavorai anche a Radio Anzio e poi Radio  Luna Roma di Sergio Talia, a Radio Roma (ma li feci solo poche trasmissioni perché non condividevo il modo di fare radio di  chi la gestiva).
Alla fine decisi di troncare con quello che ormai avevo capito non era più il mondo delle radio libere ma era diventato il  mondo delle radio commerciali.
Questo è solo un breve riassunto della mia storia di speaker radiofonico che poi è sfociato nella carriera di Attore e  Doppiatore dal 1982.
Ho deciso di raccontarvi questo perché ho notato che tra le radio da voi segnalate, incredibilmente non risulta Roma 103. La prima nata a Roma... come è possibile ???!!!
Si, ho letto la lettera di Enzo Buscemi che avete pubblicato e confermo tutto.
Del resto come me potrebbero confermare tanti altri amici di allora, posso farvi dei nomi: Richard Benson (si proprio lui,  curava la musica rock), Eufemio del Buono (per l'ufologia e il paranormale), Branco (ovviamente per gli oroscopi), Alessandro  Alessandroni (della mitica "beatles forever"), Rodolfo D'errico (in seguito divenuto capo villaggio e animatore dei villaggi  vacanze), Guccio Gucci (non ha bisogno di presentazioni), Leonardo Marcantonini (mitico dj del Magic fly per tanti anni),  Andrea Busiri Vici (ora operatore cinematografico affermato), Enzo Buscemi ovviamente (che essendo giornalista curava le  edizioni del radio giornale) e tanti altri.
Era una radio completa e veramente libera. Eravamo seguiti in tutta Roma e non solo. Ho amici che possono testimoniarne la effettiva collocazione a Piazza Ennio 1 interno 1 dal 1975 al 1977 sicuramente.
Poi la stessa si trasferì nel quartiere monte sacro (se volete l'indirizzo esatto posso averlo) ma dopo il 77 e solo quando  fu ceduta al sig. Gambone.
Sono pronto a firmare qualunque carta se dovesse servire per farla "risorgere" e figurare finalmente in quell'elenco. Vabbeh, comunque vada, tenevo a dirvi che apprezzo molto ciò che state facendo per ricordare le radio libere italiane.

A presto e buon lavoro.
Francesco caruso cardelli


 

“Cari amici vicini e lontani” di Agostino Occhiuzzi

Così come il presentatore per eccellenza Nunzio Filogamo iniziava i suoi programmi così voglio salutarvi.

Con il “Censimento del 1976”  mi fate gioisamente rivivere i momenti dei pionieri. Grazie.

Nell’estate del 1975 (non avevo ancora compito 16 anni) ….”….eravamo quattro amici al Bar…”…. e decidemmo di “costruirci” la nostra RADIO LIBERA e con grossi sacrifici e facendo piccoli lavoretti per racimolare qualche lira, comprammo il kit del nostro trasmettitore sulla frequenza dei 102,5.

Nel dicembre del 1975 iniziarono i primi rudimentali esperimenti di trasmissione con 1W (da dicembre 1976 100W) e con una antenna presa a rate (L.12.000 al mese x 1 anno) nacque per gioco “RADIO SOUND CETRARO” ritrovandoci ad essere disk jockey, presentatori, intrattenitori senza avere la minima esperienza e senza renderci conto che quel momento sarebbe rimasto impresso nelle nostre menti e nel nostro cuore come il ricordo più bello della nostra giovinezza.

E dal dicembre 1975 all’estate del 1984 abbiamo vissuto momenti indimenticabili divertendoci con il nostro “giocattolo”. Tempi diversi allora, quando la parola “palinsesto” non esisteva. La Radio era di tutti. Incontravi un ascoltatore che ti chiedeva: perché non fate un programma che parla di un certo cantautore? Fatto, lo stesso giorno, senza annunci e senza definire inizio o fine del programma, si diventava critici musicali e si parlava per ore.

E poi le dediche. Non esistevano i telefonini e il metodo più usato era quello di lasciare al “Bar Centrale” dei bigliettini con sopra scritto: “messaggio per la radio”. Qualcuno passava a raccogliere i bigliettini e via le dediche.

La pubblicità? Non sapevamo fosse un business e gran parte di essa era pagata in “natura”. La pasticceria ci regalava la colazione tutte le mattine. Il meccanico ci riparava la macchina. La sarta ci accorciava i pantaloni. E il sabato tutti in pizzeria.

Grazie ancora. RADIO SOUND CETRARO 102,5 Mhz Cetraro (CS)

Agostino Occhiuzzi


Da radio Parma in poi, di Gabriele Majo

Cari Amici di Broadcastitalia, GRAZIE

Grazie per le emozioni che, con il vostro ambizioso progetto, fate rivivere ai protagonisti del fenomeno delle "radiolibere" e fate vivere, per la prima volta, a chi da quel mondo è affascinato, pur non avendolo conosciuto direttamente.

Personalmente mi colloco nella prima delle categorie sopra citate, e per questo vi debbo un ulteriore ringraziamento, in quanto mi avete gratificato con la citazione del mio nome (Gabriele Majo) nella sezione storia, laddove parlate di Radio Parma, quale prima emittente privata italiana.

In effetti, nonostante oggi abbia appena 45 anni (e magari molti di voi mi invidieranno per questo...) ho avuto la fortuna di vivere in prima persona i primi mesi di vita di Radio Parma (oggi ribattezzata dalla nuova gestione "RpR": che bestemmia!!!) grazie all'opportunità che il Direttore Carlo Drapkind mi offrì (alla tenera età di 11 anni), chiamandomi a collaborare con l'emittente. Era il 14 giugno 1975 quando mi presentai in Via dei Farnese 8 per intervistarlo per un giornalino ciclostilato che distribuivo nel mio quartiere (L'Eco del Quartiere) e finì che fu lui a mettermi per primo il microfono sotto il naso (quello del suo mitico registratore a bobine Tandberg), incuriosito perchè si era spinto fino lì un bambino giornalisticamente attratto dal fatto che fosse nata una radio in città.

Dal 15 giugno 1975 diventai a tutti gli effetti un collaboratore della radio: non ero solo la mascotte o il vivandiere (a quel tempo i compensi per le prestazioni erano pranzi o panini, e a me, che ero il più piccolo, toccava il compito di andarli a prendere in bicicletta in una salumeria convenzionata di Via Verdi), ma, grazie all'acuto spirito di osservazione - certamente favorito dal fatto che a quella età le capacità di apprendimento sono assai sviluppate - presto iniziai a disimpegnarmi bene nella parte tecnica (a parte una volta che - tagliando un inestetico cavo che secondo me rovinava il look della sede, correndo dagli studi al tetto - causai accidentamente l'interruzione delle trasmissioni...) ed ovviamente in quella giornalistica, seguendo una precoce vocazione (ricordo ad esempio una difficile intervista a Pannella, che non so proprio come riuscii a fare, dal momento che la preparazione specifica non poteva certo essere ottimale...)

Nell'agosto dello stesso anno, in coppia con Luigi Furlotti - anche lui un teen ager, ma di anni ne aveva 16 contro i miei 11 - mi cimentai nel mio primo programma musicale: "Juke Box", una classifica nella quale figuravano Barry White ("What Am I Gonna Do With You") e Patty Pravo (Incontro). Anni dopo, da altri microfoni (quelli di Onda Emilia, 1984), sarei diventato celebre, specie tra le ragazzine (con mio grande vanto...) per il programma Dedichevolissimevolmente, che già nel 78 conducevo in ore serali, quindi con altro target, su Radio Emilia (dove ero approdato a settembre, assieme al Direttore Carlo Drapkind, transfughi da Radio Parma, con tutti gli onori del caso: un bel camice bianco ed i "galloni" di Responsabile del Servizio Tecnico e del "Notturno")...

Dalla conduzione (e redazione) dei giornali radio e delle rassegna stampa (stupendi i Natale e le altre festività comandate trascorse davanti ad un microfono ad informare ed allietare gli ascoltatori tra i mille scherzi che ci facevamo in onda e non tra di noi, o ai carabinieri che chiamavamo per sapere quanti centimetri di neve c'erano nelle più lontane e sparute località del nostro Appennino) alle drammatiche dirette in occasione di eventi catastrofici come il terremoto dell'83 (il fatiscente magazzino di formaggio riadattato come sede di Radio Emilia ebbe non pochi danni, ma io e qualche altro coraggioso sfidammo la sorte entrando in quelle stanze, che poi sarebbero state puntellate, per continuare il nostro filo diiretto con gli ascoltatori) o la esplosione del Padiglione Cattani dell'Ospedale Maggiore (1979), successivamente passai (proprio io che non ho mai fatto attività fisica in vita mia, e che durante l'ora di ginnastica a scuola fogonavo per andare a trasmettere...) alla redazione sportiva, che stava dando segni di cedimento proprio in quella stagione 1989-90 che sarebbe terminata con la promozione in serie A del Parma Calcio.

A novembre di quell'anno, vincendo la paura dell'aereo, con quello che i colleghi di allora ribattezzarono un vero e proprio colpo di mano, organizzai di nascosto la rientrèe di un radiocronista epurato per motivi sindacali, ma che per me era il migliore di tutti (Gianni Barone), per garantire la radiocronaca diretta di Cagliari-Parma. Da quel giorno in poi le mie domeniche sarebbero state votate in toto alla squadra della mia città, di cui ho avuto la fortuna di raccontare i trionfi nazionali ed internazionali, prima di diventarne addetto stampa (o più pomposamente: Responsabile dell'Ufficio Stampa & Comunicazione), incarico, ahime, terminato (innaturalmente) a giugno di quest'anno.

Ora che sono un po' più libero chissà che non mi venga offerto di nuovo un microfono: durante i miei cinque anni alle dirette dipendenze del Parma, mi ero forzatamente dovuto distaccare (a parte qualche sporadica "apparizione") dalla radio, e forse è stato quello il sacrificio più grande.

Appena prima di accettare quel mandato, grazie a Radio Capital, avevo toccato l'apice della popolarità: quale loro inviato (si fa per dire),  venni immortalato dalla stampa e dalle tv di tutto il mondo mentre per primo sferravo il loro microfono dinnanzi alla Franzoni (quella di Cogne) appena rilasciata dal carcere.

Mi era anche capitato di tradire la radio lavorando in televisione (alcune estati passate in vacanza nella redazione di Mediaset), ma altre volte ho fatto di tutto per portare la radio in televisione...

La mia grande incompiuta rimane il non essere mai riuscito a far svalicare al di là della Cisa (quindi offrire uno sbocco al mare) una delle tante radio parmigiane con le quali ho collaborato, soprattutto quella Eco Radio che avevo fondato nel '77, poi divenuta Radio Pilotta-Eco Radio nell'81, per la quale feci svenare il povero Drapchind, costretto a pagare i conti telefonici di noi adolescenti ed i mostruosi canoni di affitto per due mega ripetitori sui monti Maddalena (Brescia) e Cimone (almeno l'Adriatico lo avevamo conquistato...) che garantivano la diffusione del nostro segnale in tutta la pianura padana. Se ne giovarono, ad esempio, quelli di Radio 88, ovverosia i colleghi delle emittenti bolognesi (da Serramazzoni a Monte Calderaro) oscurate da una ordinanza del Pretore Grassi di Bologna, per interferenze all'aeroporto Marconi, e di nuovo unite, per alcuni giorni, in quella testata (88 era il numero dei ripetitori spenti, come testimonia l'incipit della canzone di Vasco Rossi "Ultimo domicilio conosciuto"). Ricordo lo stupore di tutti quando, partecipando ad una loro riunione, diedi disposizione ai colleghi di Parma di cambiare immediatamente una frequenza (l'impianto era sul Campanile di San Giovanni, che da ragazzi eravamo capaci di scalare anche cinque o sei volte algiorno, mentre oggi si rischia l'infarto solo a guardare quei 75 metri che bucano il cielo) solo perchè sembrava che l'Escopost volesse arrecare un'offensiva su chi trasmetteva sopra i 104 e quello di un esterrefatto funzionario dello stesso organismo una volta che riuscimmo con un gioco di prestigio a far sparire dallo spettro una nostra emissione che aveva appena intercettato...

Ricordi di gioventù per i quali desidero ripetere il mio grazie per avermi offerto l'opportunità di riviverli, condannando voi a subirli... Vi confesso che ero un po' in imbarazzo a farlo: Voi avete fatto la storia della radio attraverso drammi ancora più grandi (ho ascoltato da Radio Hanna il contributo del 77 sulle telefonate delle Br, dopo il sequestro Moro, da Voi riproposto sul sito) di quelli che spensieratamente abbiamo vissuto e raccontato noi in questa provincia relativamente più tranquilla.

Sarei felice di poter rimanere in contatto con Voi. Ancora Grazie (anche a Patrizia che mi ha segnalato broadcastitalia.it)

W la radio, Gabriele Majo


I RAGAZZI DI TRENT’ANNI FA di Nicolò Sorriga

Ascoltare la voce di un genitore registrata su una cassetta di trent’anni fa, è un’esperienza difficile da raccontare. Così com’è difficile descrivere l’emozione che si prova nel guardare un padre ed una madre ballare tra amici che credevano di aver perduto. In questo tempo che inizia a profumare di primavera, sono tante le immagini ed I pensieri che si rincorrono senza lasciarmi il tempo di capire ed assaporare pienamente la magia degli eventi. Tutto sembra irreale e sospeso. A vederli oggi, I ragazzi di trent’anni fa, sembrano divertirsi come alla fine degli anni settanta quando, chiusi in uno studio radiofonico, si regalavano alcuni dei momenti più intensi e divertenti della loro vita. Forse al tempo non se ne rendevano conto e vivevano quell’esperienza con la spensieratezza giovanile che ti fa affrontare la vita con ironia. Oggi li guardo e anche se il tempo ha segnato I loro volti e le loro vite, gli sguardi che si lanciano, le parole che si regalano, credo che siano le stesse di tanti anni fa. E chissà quale tipo di emozione avrà provato ognuno di loro nell’incontrare l’altro, nell’abbracciare un fratello od un’amica mai dimenticata. Da quando si sono ritrovati, per alcuni di loro la vita è cambiata. Ed è cambiata non solo per la commozione che nasce dai ricordi, dagli aneddoti, dalle foto in bianco e nero, ma perchè è stato un progetto a farli ritrovare, un progetto che intende far conoscere a chi trent’anni fa non c’era od era distratto, la storia di radio giovani, libere ed indipendenti. Voci che tornano a farsi sentire, mani che accarezzano bobbine impolverate, revox che si riaccendono cigolando. E’ anche questa la magia di questi giorni.

 Quando ho incontrato per la prima volta I protagonisti di questa storia, le emozioni ed I pensieri che mi hanno attraversato sono stati così improvvisi e forti che per ovviare ad una sorta di impotenza, mi sono rifugiato negli occhi di tutti loro. E così ho visto lo stupore, la meraviglia, la gioia commovente e pura di chi si ritrova e si abbraccia forte, senza dire una parola perchè per le parole ci sarà tempo e perchè in certi momenti non ci sono parole. E’ strano, ma è negli occhi di quelle persone che non avevo mai visto che ho capito, almeno in parte, cosa vuol dire amare qualcuno. Amare una persona per non dimenticarla, per non lasciarla come un’ombra nella polvere degli anni che passano. Ricominciare un discorso che si era interrrotto trent’anni prima come se fosse passato un solo giorno, toccare, sfiorare un volto amico per riscoprire una tenerezza che si pensava non più possibile. Non credevo di poter provare una felicità così grande per la gioia di qualcun’altro. Eppure è stato così e davanti agli occhi lucidi dei miei genitori anche io ho cominciato a provare qualcosa di importante nei confronti di quelle persone. Le ho sentite come la parte di una storia che non ho vissuto, ma che in qualche modo mi appartiene.

 Da quella sera indimenticabile, ho aggiunto alla mia famiglia delle persone incredibili così uguali per tanti aspetti ai miei genitori. Mi sento il testimone di un tempo meraviglioso che I protagonisti di questa strana storia non credevano potesse tornare. Ed invece Maurizio de Amicis, Fausto Marcello, Peppino Corona, Clementina, Cri-Cri e tanti altri, quel tempo lo stanno assaporando di nuovo come trent’anni fa, quando tante cose erano diverse, quando Radio HannaIn era una voce giovane che si divertiva e faceva divertire, quando un microfono bastava per poter volare. Ma soprattutto, quando nessuno di loro immaginava di ritrovarsi trent’anni dopo con la stessa voglia di stare insieme… e di continuare a sognare.

Vi voglio bene.

Nicolò

Che dire? Grazie.


VALORI e non VALUTA di Angela Lorè

C’è un rischio nel raccontare un passaggio della propria vita che è stato determinante per tutto ciò che poi ne è derivato: la retorica. Vorrei non caderci, ma quando si parla di “valori e non valuta” è molto difficile.

Giovani, con le forze integre, con infinito slancio, con tanta voglia di fare, di vivere, di ridere, di abbracciare l’amore. Questo è stato Radio Hanna. Ne ho vista e vissuta di vita là dentro! Giancarlo e Maurizio senza una lira (o quasi), ma con tutta l’energia di voler concretizzare un’idea forte e giusta riuscirono ad accendere il primo trasmettitore di Hanna appena 30 anni fà. Sì, appena, perchè l’emozione di quel sogno è rimasta, ad oggi, integra ed immutata come se non fossero passati tanti anni e tanti accadimenti avessero segnato la storia della vita di ognuno di noi e la storia del mondo intero.

Noi siamo ancora quelli lì…. credetemi, non è cambiato nulla.

-  Ma dai! Io un provino radiofonico!!? Ma che c’entro, non sono capace, non ho mai pensato di...

-  Senti, non prenderla così. Ho telefonato perchè cercano collaboratori che vadano “in voce” e per me tu puoi riuscire molto bene. Ascoltiamo sempre e solo Radio Hanna ed io dico che tu…..

Mai avrei immaginato di far parte di uno staff radiofonico, e poi proprio di Radio Hanna che ascoltavo quasi con venerazione! Le trasmissioni così innovative, il grande spazio lasciato agli ascoltatori che potevano intervenire telefonicamente su i più svariati argomenti, la genialità dei conduttori e la piacevolezza di quei timbri di voce accattivanti.

Zona Aurelio, piano terra, ingresso indipendente, prima stanza a sinistra - di rappresentanza. Corridoio, seconda stanza - di trasmissione con un vetro su una parete che la divide dalla stanza dei bottoni.

Oddio ma allora è proprio vero? Esistono ed io li sto guardando e ci sto parlando? Anna, Giancarlo, Maurizio, Silvano, Carlo, Giggi, e poi Fefè, il magico fonico Raffaele. Provino: uno schifo! Non riesco ad emettere un suono che sia uno. Maurizio, con il garbo tipico di chi nasce con questo dono, cerca di mettermi a “mio agio” e si comincia a parlare e parlando parlando mi da un microfono e mi registra. Penso “OK è andata, gli ho fatto pena, mi vergogno per la figuraccia, ma va bene così, ho provato un’emozione che non dimenticherò.” C’è una ragazza che inizia il suo provino: caspita che voce, ma questa solo a sentirla ti fà volare alto! Grazie ….. Era Maria Cristina, poi divenuta cri-cri per gli amici.

Nonostante quel mio drammatico provino, Giancarlo e Maurizio hanno creduto in me e mi hanno regalato l’opportunità di frequentare ed affinare il mio senso comunicativo e non solo nell’ambito della radio, ma addirittura in teatro. Una farsa napoletana in due atti scritta da un ascoltatore ed oltre Anna e me(le uniche della radio), interpretata solo da ascoltatori. Facemmo diverse repliche al teatro Anfitrione di Roma e fu un grande impegno ma vi assicuro una delle cose più divertenti che abbia mai fatto. Però nel frattempo bisognava pur campare e trovai un lavoro in una società di informatica. Mansione: perforatrice di schede. Quanto di più lontano potesse esserci da Hanna. Il giorno lavoravo producendo per mezzo di una macchina rumorosissima migliaia di schede che poi venivano “mangiate” da un calcolatore elettronico che le risputava sotto forma di tabulati, e la sera finalmente in radio. E’ andata avanti così per circa tre anni, ma poi sia per vicende di sopravvivenza della radio stessa, sia per il mio lavoro che aveva assunto una piega diversa, ho percorso la strada dell’impiegata, quale sono ancora oggi.

A quel tempo, per una meravigliosa alchimia, alcune persone, allora giovani, ebbero la vera fortuna di incontrarsi e stabilire un sincero rapporto di stima e di amicizia. Poi le loro vite presero strade diverse tanto da perdersi di vista. Ma è stato solo il “di vista” a mancare in tutti questi anni.

Auguro a chiunque mi stia leggendo, ed ai ragazzi in particolare, di avere l’opportunità e la benedizione di incontri veri, di quelli che rimangono stampati a fuoco nel più profondo del cuore affinchè possano rimanere protetti per sempre.azie unica ed irripetibile RADIO HANNA

Angela Clementina

Clementina, non cambierai mai!


COMPLIMENTI di Valerio Mammone

I miei complimenti a tutti coloro che hanno preso parte alla creazione di questo sito e, soprattutto, a tutte quelle persone che trent' anni fa hanno saputo dare vita a personaggi e situazioni di una comicita' inossidabile!! in un momento in cui comici, pseudo-comici e fenomeni da baraccone si fanno in quattro per attirare l'attenzione del pubblico,ricorrendo spesso a volgarita' di ogni genere, un Peppino Corona leggermente invecchiato torna per prendersi la sua rivincita, dimostrando ancora una volta come solo le cose piu' genuine siano destinate  a vivere nel tempo.

un saluto a tutti,

Valerio mammone

Grazie Valerio, non smetteremo di divertirci sapendo che persone come te si divertono con noi. Continua a seguirci e se hai delle critiche, le accetteremo volentieri come i tuoi complimenti. Ciao


"28 ANNI" di Peppino Corona

Sono passati 28 anni. Tanti. Troppi. Non avremmo mai dovuto perderci di vista, ma la vita ha portato ognuno di noi per strade diverse, Maurizio si è sposato, è padre di due bellissime ragazze, fa il lavoro che forse ha sempre desiderato. Fondamentalmente non è cambiato, gli è rimasta addosso quella vena di malinconia mista a una gran voglia di fare. E’ un sognatore con la grande capacità di saper realizzare i suoi sogni.

Carlo è Carlo, uguale nel modo di essere solo un po’ più bello. Si è sposato un paio di volte ha due figli, una compagna, impegnato in mille attività gran contribuente della Soc.Autostrade. In poche parole è uno che gira con due telefonini in tasca.

Il sogno di Maurizio Amici ragazzo, era quello di creare una radio privata o libera o pirata come si chiamavano allora, con mezzi di fortuna, apparecchiature riciclate e niente soldi, con l’incoscienza dei ventenni e un fratello Giancarlo. Il 16 Marzo del 1976 accesero il trasmettitore di RADIO HANNA (Hanna credo fosse una nave inglese che durante la seconda guerra mondiale trasmetteva programmi radio navigando nell’oceano atlantico). Maurizio era “Il capo” e comandava una squadra di ragazzi come lui che sognavano di diventare giornalisti, disc jokey, doppiatori, ancor man. Tutti i sogni erano possibili, qualcuno ci è riuscito o riuscita, ma i più hanno preso strade diverse percorrendo vie che non si sono mai più incrociate con qualche cosa che assomigliasse anche lontanamente ad un programma radiofonico. Maurizio no. Lui è riuscito, ha perseverato ed è diventato un apprezzato regista televisivo. Poi un giorno sua figlia Chiara trova per caso una vecchia cassetta con la registrazione di un programma andato in onda 29 anni prima da una radio privata, si diverte ad ascoltarla, la fa sentire ai suoi amici e tutti la trovano spassosa e attuale malgrado il tempo trascorso. In quel momento il sognatore malinconico ridiventa ragazzo e butta i dadi per una nuova partita. In soffitta ha conservato decine di nastri con le registrazioni dei programmi di allora, su ognuno è scritto il contenuto e il conduttore, nomi mai dimenticati. Inizia in questo momento quello che per alcuni sarà la cosa più emozionante e commovente degli ultimi anni: rincontrarsi. Coppie che allora erano sposate o fidanzate e ora non lo sono più, figli che non c’erano e non sanno quasi nulla del passato “radiofonico” dei propri genitori, ragazzi che ora sono uomini cinquantenni e fanno i manager o semplicemente fanno un lavoro normale come tutti.

Un martedì sera squilla il mio cellulare e una voce che non riconosco chiede di parlare con Peppino Corona. Cerco di prendere tempo, dico delle cose stupide, è una vita che nessuno cerca più Peppino. Sono Maurizio De Amicis. Si dice che le persone che stanno annegando, in pochi attimi rivedano tutta la loro vita. Io in quegli attimi ho rivisto la mia vita a Radio Hanna e tutte le cose brutte che mi sono accadute dopo la radio, dopo la separazione dalla sola donna che ho amato in tutta la mia vita e che insieme a me aveva vissuto quella magnifica parentesi che era stata l’avventura, il gioco, il divertimento. LA RADIO. Erano di colpo sparite e dopo i “come stai, che fai, sei sposato?” Maurizio Amici, De Amicis era un modo scherzoso di chiamarlo nel contesto di un programma che facevamo insieme a Carlo Marcello, che noi chiamavamo Fausto, mi espone a grandi linee il suo nuovo sogno. Ci lasciamo dandoci appuntamento per il venerdi, lui Carlo ed io. Quella sera saltai la cena perché l’emozione era così forte e i ricordi così tanti che non avevo tempo per mangiare e neanche per dormire e i giorni che seguirono furono agitatissimi. Telefonai a mio figlio per raccontargli cosa era accaduto ma già sapeva tutto: Maurizio per avere il mio numero aveva rintracciato prima la mia ex moglie e riparlai con lei dopo tanto tempo, condividendo insieme la gioia e l’emozione di un ricordo bellissimo per entrambi, e coinvolgendo in questo, cosa ancora più bella nostro figlio.

Venerdì, ore venti e trenta, Bar Vanni. Arrivai con un quarto d’ora di anticipo, presi in considerazione l’idea di andarmene, era troppo forte l’emozione: avevo paura.Maurizio erano quasi 30 anni che non lo vedevo, avevo un bellissimo ricordo di lui, gli avevo voluto molto bene, ma chi era ora? Che ricordo aveva di me? Per fortuna arrivò con un paio di minuti d’anticipo e l’abbraccio con un fratello ritrovato dissipò tutti i dubbi.

Carlo come al solito arrivò in ritardo. Con lui ci siamo frequentati anche dopo Radio Hanna, sono stato testimone  al suo primo matrimonio, abbiamo lavorato assieme per un po’ di tempo e poi ci siamo lasciati in malo modo senza mai chiarirci e le ragioni che ognuno di noi aveva non ce le siamo mai dette o meglio non ce le eravamo mai dette fino a quel giorno. Anche a questo è servito il sogno di Maurizio.

Quella sera andammo a cena in quattro. Si, perché Carlo portò con se la sua compagna. Con tutte le cose che ha da fare cerca di farne due alla volta, anzi tre: Ci ha fatto conoscere la sua donna, l’ha portata a cena fuori e contemporaneamente è stato a cena con due vecchi amici. Amici veri, quelli che dopo trent’anni si rincontrano e riprendono il discorso da dove l’avevano lasciato l’ultima volta. Abbiamo fatto le cinque di mattina raccontandoci ridendo. Abbiamo riso per ore, la gioia, il divertimento e le risate sono le cose che più ci hanno unito in passato, sapendo però essere seri quando uno di noi aveva bisogno di serietà.

Grazie Maurizio per questo magnifico sogno che vuoi condividere con noi. Grazie per avermi ridato la gioia di vivere e avermi permesso di riavvicinare persone bellissime che credevo di aver perso.

Ti voglio bene. Peppino Corona

Roma,9 Marzo 2006

Qualcuno potrebbe pensare che ce la cantiamo e ce la suoniamo, ma chissenefrega. Siamo delle radio libere per questo. Grazie Peppino.


Una di Voi - di Daniela Debolini

Per quanto mi riguarda tutti questi anni non sono passati,eppure e' vero sono 30 .

Sembra ieri che per casualita', come lo racconto a tutti,un mio amico mi disse: "ho una radio privata vieni a mettere qualche disco con noi?".Questa proposta ha cambiato tutta la mia vita, ero una studentessa ,volevo fare la hostess di volo,e la radio non sapevo assolutamente cosa fosse e non avevo nessuna velleita' artistica. Eravamo tutti bambini,giocavamo a fare i grandi,per quanto mi riguarda ascoltavo la radio come qualsiasi ragazza ed ero patita delle discoteche e quindi la musica era nella mia vita, parlare alla radio era un'incognita,ma perchè no?

Mi ricordo che avevo una gran faccia tosta,ero anche presuntuosa,e quindi perchè non farlo? A casa tutti avevamo una radio ma non con l'FM,e quindi andai a comprarne una con tanta curiosità.

Iniziai con una conduzione senza sigla,mettevo dischi alla rinfusa,e poco dopo arrivo' il grande passo per quei tempi.... la telefonata di Radio Elle ,ma non per un provino,mi chiedevano di andare a lavorare per loro e per di più retribuita!!!!!

"Allora sono brava" pensai... figuriamoci non persi affatto quell'occasione e cosi' divenni "Daniela Debolini Leggera made in Italy", la musica italiana mi si addiceva, sono una romantica e mi è sempre piaciuto esprimermi con le parole dei dischi,questo fu il mio vero approccio con la radio privata a un certo livello,perchè poi divento' un network ,come si dice oggi,ma in differita perchè vendevamo i programmi registrati, ed io a volte, andavo in giro per l'italia nelle varie sedi di Radio Elle per fare qualche programma in diretta.

A questo punto potrei anche dire "il resto è storia" ma a chi?a tutte le persone della mia età che mi conoscono,che hanno fatto radio con me,o a tutti gli ascoltatori che mi hanno seguito in questi anni,ma i giovani che ne sanno????

È proprio qui che entra in gioco Maurizio, in una splendida giornata di maggio,esattamente il 17, e per quanto mi riguarda questo numero ha segnato date importanti nella mia vita, mi squilla il cellulare e sento una voce che mi dice" Daniela ti ricordi di me sono Maurizio Amici!!"

Incredibile ,un tuffo al cuore,un'emozione difficile da spiegare,Maurizio era al telefono con me dopo circa trent'anni che non ci sentivamo .... tutto questo mi ha incuriosito e allo stesso momento reso felice ,perche era ritrovare una persona stimata tanto tempo prima e per i casi della vita persa di vista ,chissa perchè!!!!!!

Dalla telefonata al riincontrarci per un caffè è stato un attimo,per fortuna che i nostri impegni di lavoro quel giorno erano nella stessa zona.

"Appuntamento da "Antonini",ti devo parlare di un progetto......".

riconoscerci immediatamente è stato un attimo,come se il tempo non fosse mai passato,forse qualche ruga in più,ma lo stesso sorriso,e lo stesso sguardo di quando tanti anni prima mi aveva chiesto se avessi voluto lavorare per lui..... questa volta non potevo dirgli di no.

La mia curosità cresceva sempre di più,ma dovevo darmi un tono da professionista,non volevo far vedere subito l'entusiasmo della bambina che c'è dentro di me,anche perchè quale era questo progetto? e io che cosa avrei potuto fare per lui?

Iniziammo a parlare della nostra vita,tutti e due ovviamente sposati,lui regista,io doppiatrice e sempre speaker ecc.ecc.

Ma il progetto qual'è?" Broadcast italia " mi dice lui, vai a vedere il sito,e inizia a parlarmene.

Bene,se state leggendo questa mia lettera il sito lo avete già visitato e quindi è inutile che io vi spieghi il progetto,ma se oggi sto scrivendo qui è per cercare di trasmettere a Maurizio per primo e poi a tutti gli altri che ne fanno parte e non solo,le mie emozioni,e le mie certezze su questo viaggio che abbiamo intrapreso insieme.Oggi siamo tutti dei professionisti in vari settori,c'è chi come me è rimasto nello stesso ambiente e chi no,ma quel bambino che c'è in noi non lasciamolo in un cantuccio,facciamolo uscire nuovamente,io ho avuto modo di rivedere vecchi amici e di trovarne dei nuovi, tutto questo sta riempiendo la mia vita di nuove aspettative senza togliere nulla al quotidiano,anzi,mi fa sentire piu viva e attiva,e credo di aver percepito lo stesso in Angela,Ella,Silvano,Carlo,David ,Cristina ,Teo,e tutti gli altri..... vorrei che fossimo veramente tanti,da tutta Italia,stiamo cercando di far si che quello che abbiamo creato non venga dimenticato,senza tralasciare anche progetti futuri perchè no?

Ho visto cinquantenni comportarsi esattamente con la stessa forza di volontà e voglia come quando ne avevano 18,e io sono tra questi.Sono convinta che chi è sensibile e ha vissuto quegli anni come li abbiamo vissuti noi,abbia ancora dentro di se queste emozioni e motivazioni per seguirci.

L'autore di tutto questo è Maurizio,che voglio ringraziare con tutto il cuore per avermi pensato e rintracciato,per questo progetto esilarante,e per aver fatto rinascere alcune emozioni ormai assopite, del periodo forse più bello e significativo della mia vita, la radio!

A questo punto non mi resta che dire.,come alla radio,....... ascoltateci e fateci sapere che ne pensate,contattateci noi siamo qui.

grazie Maurizio!! Daniela Debolini

Roma 11 giugno 2006

Cara Daniela, non posso esimermi da un breve commento visto che mi ringrazi a profusione. Non ho fatto niente di diverso da quello che tu, Silvano, Teo, Francesco, Ella e tutti gli altri avreste fatto; ho solo mosso il dito per fare qualche telefonata, ma l'idea, il progetto, la voglia di fare è nel cuore di tutti noi. Non darmi più meriti di quanto io meriti (orribile gioco di parole), quello che conta tentare insieme questa avventura con lo spirito che ci animava 30 anni fa, e il fatto che tu ci sia, sara' importante per tutti noi, ma soprattutto per chi potra' fruire di Broadcastitalia. Non so se chi ci legge potrà capire queste affettuosità, ma come ho risposto a Silavano "chissenefrega" siamo delle radio libere anche per questo.  Grazie a te. - Maurizio


W Radio Hanna di Emilia Paglialonga

Suonerà sicuramente nostalgico e di certo lo è, ma che emozione ripensare a quel periodo e risentire quelle voci!!! Li ricordo perfettamente i protagonisti di quell'epoca di pionierismo: Maurizio Amici, Luigi Canali,  Raffaele Colasanti, Toto, Carlo Marcello, Elena Cozzo (nome d'arte Argenti, ma lei arrivò dopo di me!) e tanti, tanti altri.  

Grande iniziativa la vostra, bravi!! Senza il vostro impegno, le prime, timide pagine di una storia tanto importante  avrebbero corso il rischio di perdersi completamente.

Mi chiamo Emilia Di Pangrazio Paglialonga e ho lavorato anch'io a Radio Hanna per un periodo, tra il 1976 e il 1977, credo di essere stata la più giovane speaker d'Italia, poco più di una bambina. Purtroppo non posso apportare un contributo concreto con una registrazione, non posseggo più nulla, anche se sono sicura che prima o poi, da qualche parte, spunterà fuori qualcosa con la mia voce, perchè tra Radio Hanna, Onda Radio Roma, Radio Mediterraneo (una brevissima collaborazione dopo Radio Hanna, tramite Marco Visentini, che registrava proprio tutto) ho lavorato nell'ambiente per un anno e mezzo circa.   Posso contribuire però alla ricostruzione di questo puzzle con i miei ricordi, qualcosa che si tramanderà, in questo caso, per tradizione scritta, un pò come le storie che raccolgono gli antropologi dagli anziani, nei piccoli paesini dell'entroterra italiano.  

La mia storia con la radio è cominciata in modo abbastanza fortuito e casuale. All' epoca ero un'ascoltatrice forsennata di Radio Hanna, la mia preferita, (vi ricordate gli adesivi multicolore, con il logo? Li ho tenuti attaccati in camera per una vita), una vera fanatica dei programmi di Anna Pettinelli, Maurizio Amici, Toto, Gigi. Ascoltavo anche RAM, adoravo Ella Giampaoli, "Pizza, Ricotta e Oreste, BUM", Clelia di Radio Elle, la Condorelli, la Debolini.

Tra i tanti programmi intelligenti e assolutamente innovativi che si sentivano a Radio Hanna. grazie al genio di Maurizio Amici e di suo fratello, ce n'era uno che aveva già in sè, in fase embrionale, quella che sarebbe poi diventata la tendenza principale della nostra era televisiva: il protagonismo del pubblico. C'era questa trasmissione che prevedeva la presenza in studio di un ascoltatore, che insieme ai conduttori interveniva in diretta. Io mi prenotai e andai. Quella sera conduceva Maurizio Amici e forse qualcun altro, ma non ricordo chi fosse. Lui me lo ricordo benissimo, gran fico! Altero e irragiungibile!!

Non avevo ancora la patente e quello era un programma di intrattenimento notturno, per cui fu mio padre ad accompagnarmi in via Carlo Fea, bofonchiando e protestando perchè era contrario a qualsiasi iniziativa o attività che potesse minimamente distogliermi dalla scuola e dai libri, però era anche dolce e buono e alla fine, come sempre, mi accontentò.

Fu un'esperienza meravigliosa...mi piaceva parlare in radio...eccome!!! Ero timida e imbranata, eppure quando si accendeva il microfono, usciva fuori quella parte di me più sotterranea, disinvolta, disinibita, addirittura matura (?!).

Dopo quella serata, che mi lasciò insonne ed agitata per parecchie notti, pregai che accadesse qualcosa! Volevo tornare davanti ai microfoni di Radio Hanna, ma non avrei mai osato propormi!! Incredibilmente, contro ogni teoria americana sul "se vuoi qualcosa, lotta per averla", senza che facessi assolutamente nulla, accadde esattamente ciò che segretamente sognavo: arrivò una telefonata dalla radio!! Mi chiamò proprio lui, Maurizio Amici, e mi disse che voleva arricchire lo staff di un'altra voce femminile e voleva nuovamente mettermi alla prova!!! Mi ricordo che lui  era già di una professionalità ingombrante: autorevole, rispettabile e serio al punto da imbarazzarmi.

Cominciò così la mia collaborazione.  

Tra i vari aneddoti ricordo che una volta, mentre era già da un pò che lavoravo in radio, venne impartita da Carlo Marcello, allora direttore artistico, la direttiva di smettere di riferire in diretta le piccole vicende tecniche che accadevano in studio, del tipo  "La cuffia non funziona bene, il microfono si è rotto, scusate amici etc..." Lui era molto severo, il clima in radio era già di taglio piuttosto professionale, almeno ai miei giovanissimi occhi, e lui monitorava gli speaker da casa, continuamente, per accertarsi che si attenessero alle sue disposizioni. Proprio in quel periodo avevamo un microfono che si era rotto e non si spegneva mai completamente. In attesa che venisse riparato, il diktat era  "MAI PARLARE A MICROFONI SPENTI".

Ricordo che gli studi erano a piano terra e alle spalle della postazione speaker, c'era una grande finestra che dava su un giardino. Quel giorno era lì anche Carlo, altro speaker della radio che abitava nel palazzo e che era arrivato senza farsi vedere (non ricordo il cognome, ma era alto, biondo, occhi azzurri, lavorava alla Sip). Mi fece uno scherzo e mentre stava passando la musica, mi balzò alle spalle, dal giardino, per spaventarmi. Io urlai come una pazza e poi iniziammo a ridere e a giocare come forsennati, rincorrendoci per il corridoio e dimenticandoci completamente degli ammonimenti di Carlo sul  microfono. Eravamo giovani, sconsiderati  e incoscienti, facemmo un baccano infernale, che naturalmente passò in diretta come sottofondo alla musica. Dopo neppure due minuti trillò il telefono...era Carlo....probabilmente gli ascoltatori di allora sentirono anche i boati della sua potente voce che ululava dalla cornetta. Ma non finì lì. Lui piombò in radio, furibondo: rischiammo entrambi la sospensione, forse fummo davvero sospesi per qualche giorno.

Non era facile all'epoca trovare il giusto equilibro tra il clima ludico e scanzonato che si respirava nelle emittenti e il sacrosanto tentativo di chi le gestiva di dargli forma e contenuti professionali, era ovviamente in atto una ricerca continua, da parte dei vari direttori artistici, sul  linguaggio più giusto, sui toni più accattivanti, sulle più corrette modalità di interazione con gli ascoltatori. Alcuni dei protagonisti di quell'avventura, e parlo soprattutto di me, erano ancora troppo giovani e immaturi per trovare questa centralità.

Ricordo anche che una volta la radio organizzò un gioco a premi che si svolse per le strade di Roma Una vera e propria caccia al tesoro a cui collaborai facendo staffetta in macchina con Giorgio Bracco, di postazione in postazione, per consegnare i vari biglietti ai vincitori delle singole tappe.

Comunque la mia collaborazione andò avanti per un certo periodo, finchè non si ingarbugliò tutto e fui costretta a lasciare l'emittente, un pò a causa delle insistenze dei miei genitori che temevano che trascurassi gli studi e anche per le turbolente vicende personal-sentimentali, che mi vedevano coinvolta con uno degli speaker della radio, Gigi Canali.

A un certo punto, dopo qualche altra esperienza, abbandonai completamente la radio. Allora non si veniva retribuiti e dopo un pò persi la pazienza, soprattutto fui poco lungimirante, non compresi le immense potenzialità e opportunità insite in questo mezzo e neppure le compresero i miei genitori. Ricordo che una delle ultime cose che feci fu quella di rifiutare una collaborazione con Radio Luna che mi aveva convocato per un'audizione, dopo avermi sentito in diretta.

Continuai a impegnarmi con gli studi presi un diploma di interprete, una laurea e ho sempre lavorato nella comunicazione, in senso lato: traduzioni e interpretariato e poi agenzie di pubblicità, la radio a quel punto mi interessava soltanto per gli spot pubblicitari che curavo per i miei clienti, come dire, amore assopito.

Poi due anni fa, improvvisamente, un guizzo di follia o, chissà,  di lucidità, ancora non lo so. Dopo la morte di mio padre, mi sono presa una pausa dall'adrenalinico e massacrante lavoro pubblicitario, ho deciso di fermarmi.

Quando mi sono rimessa in piedi, mi sono voluta regalare la chance di un'altra vita, è una sfida pazza ed eccitante, ho ricominciato tutto daccapo: corsi di dizione, impostazione della voce, recitazione, e ora frequento anche una scuola per speaker che gestisce una radio nella rete, si chiama Newwebradio, per ora faccio dei programmi lì. Ho già iniziato anche a fare qualcosa di retribuito, annunci pubblicitari, audioguide, etc…

Sono pazza? Non c'è dubbio!  Ma per dirlo con le parole di Mark Twain " tra 20 anni sarete più delusi per le cose che non avete fatto che per quelle che avete fatto, quindi mollate le cime, allontanatevi dal porto sicuro, prendete con voi le vostre vele, i venti. Esplorate. Sognate. Scoprite".

Ho già scritto un poema, altri ne scriverò, se pensate che il mio contributo possa essere utile, ci sono molti altri ricordi da tirare fuori, alcuni un pò sbiaditi, affastellati, ma, con un pò di pazienza,  riorganizzabili.

Per ora un cordiale saluto e ci risentiamo presto. Chi si ricorda di me?

Ciao a tutti. Emilia


Una lettera, di Gianluca Pititto

Cari Amici

sono venuto a conoscenza del vostro progetto fin dal suo primissimo esordio, casualmente, grazie alle confidenze entusiaste di una vostra "socia fondatrice", mia collega di ufficio e -credo ormai- anche cara amica.

Ho trovato fin da subito l'iniziativa felicissima (almeno sulla carta), anche perchè anch'io verso la fine degli anni '70 (allora ero quasi diciottenne) ho "bazzicato" per un periodo piuttosto lungo il mondo delle radio private. Sono stato in quegli anni curatore di una rubrica di "fatti misteriosi ed inspiegabili" su una emittente romana e laziale, che si chiamava Radio Pull. Ricordo che il palinsesto prevedeva due appuntamenti settimanali in diretta, di due ore ciascuno, due  ore trascorse a raccontare fatti e scambiare opinioni e racconti con ospiti in studio ed ascoltatori al telefono

L'ambiente era quello che ben conosciamo dai racconti di chi ha vissuto questo tipo di esperienza radiofonica: un "manager" con tanto entusiamo e qualche lira da spendere, un appartamento riadattato a studio di registrazione e produzione, un gruppo di amici eterogenei, ma accomunati dalla forte passione per la radio.

Fu un'esperienza molto formativa per me, che molto mi è servita successivamente nella formazione caratteriale, pur avendo poi intrapreso nella vita una strada professionale diversa, ma -guarda caso- pur sempre molto vicina al mondo delle comunicazioni.

Per questo, oltrechè per la luce che ho intravisto negli occhi di "Angela" mentre mi raccontava di Radio Hanna, ho accolto con grande entusiasmo l'idea nata con "broadcastitalia.it": non nascondendomi qualche timore sulla realizzabilità del progetto, così come è stato concepito, negli intendimenti e nello spirito, dai suoi promotori. Non nascondo di aver anche temuto che, come spesso capita, idea ed entusiasmo iniziali si infrangessero contro gli ostacoli che sono ben noti: dalle complessità intrinseche di un progetto del genere, alla difficoltà di trovare persone capaci di dedicare tempo ed energie ad un "Ideale".

Dopodichè, in men che non si dica, ho visto gli eventi "precipitare" (in senso positivo, ovviamente!!!). Nel giro di  pochissimo tempo il progetto ha preso corpo, ha assunto rapidamente una sua connotazione già abbastanza precisa e  molto accattivante, ha trovato un primo nucleo di "coraggiosi" disposti a sacrificarsi per il raggiungimento dell'obiettivo. Ed il treno è così partito, con un'energia ed un'entusiasmo francamente imprevedibili.

Voglio allora complimentarmi, e fare i miei più sinceri auguri a tutto lo staff del progetto, assicurando che nel mio piccolo continuerò a seguirvi e sensibilizzare amici e conoscenti sulla validità, culturale ed umana, della vostra iniziativa. In un mondo che è profondamente cambiato rispetto a quello che ha cullato la nascita delle Radio Private, sono certo che la vostra iniziativa potrebbe essere un bel "sasso nello stagno", capace di promuovere il recupero dello spirito e dei valori umani che hanno segnato quelle esperienze di allora, e di cui oggi si sente tanto, tanto  la mancanza.

Un forte, sincero "in bocca al lupo"...    ;-)

Gianluca  Pititto

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